Recensione – La promessa – Gianlivio Fasciano

Scheda Tecnica

  • Titolo: La promessa
  • Sottotitolo: Un pastore, la guerra, un amore
  • Autore: Gianlivio Fasciano
  • Editore:‎ Edizioni Iod
  • Collana: Cronisti scalzi
  • Formato: brossura 
  • Data pubblicazione: 30/05/2022
  • Genere: Narrativa contemporanea
  • Copertina flessibile:‎ 264 pagine
  • Prezzo: € 14,00

Trama

La Promessa è il romanzo di una storia vera, fatta d’amore e di ferro, raccontata dall’autore, Gianlivio Fasciano, nella lingua autentica e commovente di un pastore, Romolo, nato a Mastrogiovanni l’11 agosto 1921 da Simone Di Meo e Gloria Verrecchia. Mastrogiovanni è un paesino, così piccolo, che si perde tra i monti “Sopra Caserta, sotto la Ciociaria, verso l’Abruzzo, dentro il Molise”. La storia di Romolo, delle sue vacche, del suo amore per Giovanna, e della chiamata, prima, alla leva e poi in guerra, era una storia destinata all’oblio, o al ricordo di pochi, ma oggi, grazie alla scrittura di Gianlivio Fasciano, è possibile leggerla, emozionarsi, e fare tesoro di un mondo del passato, le cui radici sono piantate in ognuno di noi. Come Pasolini, Gianlivio Fasciano è convinto che i contadini e i pastori volessero restare tali, desiderassero vivere felici nonostante la durezza del lavoro. Neppure la guerra, che costringe Romolo a diventare soldato, riesce a snaturarlo. “Avrei voluto alzare le mani e arrendermi, dire che ero solo un pastore di Mastrogiovanni anche se tenevo un fucile tra le spalle”. Questo romanzo si iscrive nella grande tradizione della letteratura civile.

Recensione

È una grande soddisfazione e un grande privilegio poter conoscere di presenza un autore, subito dopo aver finito di leggere il suo libro. Un’opportunità che il dott. 𝐅𝐚𝐛𝐢𝐨 𝐋𝐨 𝐁𝐨𝐧𝐨 mi ha offerto invitandomi a dialogare con l’avvocato 𝐆𝐢𝐚𝐧𝐥𝐢𝐯𝐢𝐨 𝐅𝐚𝐬𝐜𝐢𝐚𝐧𝐨 durante la presentazione del suo ultimo romanzo “ 𝐋𝐚 𝐏𝐫𝐨𝐦𝐞𝐬𝐬𝐚”,  svoltasi nella splendida cornice del giardino del 𝐌𝐮𝐬𝐞𝐨 𝐂𝐢𝐯𝐢𝐜𝐨 “𝐁𝐚𝐥𝐝𝐚𝐬𝐬𝐚𝐫𝐞 𝐑𝐨𝐦𝐚𝐧𝐨” 𝐝𝐢 𝐓𝐞𝐫𝐦𝐢𝐧𝐢 𝐈𝐦𝐞𝐫𝐞𝐬𝐞.

Una splendida location che affianca il prestigioso museo diretto magistralmente, con la grande dedizione, la passione e l’impegno che contraddistinguono il suo direttore, Fabio Lo Bono. Fattori che hanno inciso notevolmente sul successo conseguito nel mese di giugno, in virtù dell’elevato numero di visitatori registrati dal museo, grazie alle numerose iniziative in cui, appunto il suo direttore, ci ha piacevolmente coinvolti.

La splendida iniziativa che ha brillantemente aperto il mese di luglio ha visto come protagonista l’illustre e interessante persona dell’avvocato Fasciano che con il suo “LA PROMESSA (Un pastore, la guerra e l’amore) ha innescato profonde riflessioni.
Il titolo in sé innesca la curiosità. In cosa consiste questa promessa? Verrà mantenuta?
Noi tutti sappiamo quanto possa essere difficile mantenere una promessa e che quasi sempre c’è un prezzo da pagare. La promessa implica un impegno e l’impegno implica il sacrificio.
Vi si spezzerà il cuore nel constatare quanti sacrifici Romolo, che è il protagonista del romanzo, ha compiuto.

Il nostro pastore che aveva scelto fin da ragazzino di fare il pastore per tutta la vita. Tuttavia dovette servire lo Stato, ubbidire a Mussolini e assecondare il Fascismo, pur non sapendo di cosa si trattasse. Romolo combatte la Seconda Guerra Mondiale.

A quel punto mi sono chiesta: riuscirà un pastore, provato dalle fatiche del suo lavoro, cresciuto nella semplicità e genuinità della vita contadina e costretto ad andare a combattere una guerra a mantenere la sua promessa?
Non vi farò spoiler alcuno!

Ma sappiate che la guerra stravolge il protagonista più di quanto possiate immaginare. Romolo si imbruttisce, esteriormente ed interiormente, tanto da non riuscire più neanche lui stesso a rintracciare l’uomo… tanto da riconoscersi più in una bestia.  L’autore attraverso in linguaggio molto crudo ci descrive abilmente le sensazioni provate dal protagonista lasciando percepire al lettore tutta la paura, la disperazione, la rabbia che egli prova. E quando la vita si rivolta contro e si arriva al punto di pensare che essa non sia più degna di essere vissuta, per fortuna fa capolino l’amore.

L’amore, in questo romanzo, viene spalmato come sentimento e utilizzato a ragione come filo conduttore che lega il susseguirsi delle vicende. Come accennato prima, l’autore in quest’opera utilizza un linguaggio crudo, schietto e diretto. Senza mezzi termini e giri di parole.
Spesso durante la lettura ci si accorge che la narrazione, al fine di rendere perfettamente l’idea, diviene rigorosamente oggettiva.

Un modus scribendi che personalmente ho apprezzato molto perché, senza correre il rischio di qualche omissione, l’autore lascia immergere completamente il suo lettore nell’atmosfera delle complesse vicende trattate nel libro. Alla stregua del Verismo del nostro Verga. 

Altra scelta stilistica dell’autore che mi ha particolarmente entusiasmata è stata l’utilizzo di molti lemmi dialettali che hanno reso più incisiva la comunicazione. L’utilizzo del dialetto rende tutto più realistico e attraverso di esso si rende omaggio alle proprie radici.
“La promessa” è senz’altro un romanzo di formazione consigliato ai giovanissimi per studiare, per imparare, per guardare in faccia la crudele realtà della Seconda Guerra Mondiale e per rendersi conto, attraverso la voce narrante di Romolo, di quanta devastazione abbia creato nei paesi, nelle famiglie e nell’uomo.
E osservare, soprattutto, come fa l’uomo a tirarsi fuori, ritrovando l’orgoglio e la dignità, da vicende in cui mai avrebbe pensato di ritrovarsi.

Grazie avvocato Fasciano!
La sua opera lascia il segno.

La rubrica Review Diary è uno spin-off del libro Una nature lover in lockdown e nasce dal desiderio di dar seguito alle pagine del mio libro-diario, che calorosamente tutti i miei lettori mi hanno richiesto.
Salvina Cimino

Scheda Tecnica Titolo: La promessaSottotitolo: Un pastore, la guerra, un amoreAutore: Gianlivio FascianoEditore:‎ Edizioni IodCollana: Cronisti scalziFormato: brossura Data pubblicazione: 30/05/2022Genere: Narrativa contemporaneaCopertina flessibile:‎ 264 paginePrezzo: € 14,00 Trama La Promessa è il romanzo di una storia vera, fatta d'amore e di ferro, raccontata dall'autore, Gianlivio Fasciano, nella lingua autentica e commovente di un pastore, Romolo,… Continua a leggere Recensione – La promessa – Gianlivio Fasciano

Recensione – Il sonno dei gatti – Vanessa Criconia

Carissimi lettori e carissime lettrici, è con grande orgoglio che torno a parlarvi di un’autrice che ho avuto il piacere di conoscere e apprezzare grazie al suo primo romanzo “Il filo di porpora”, un’opera che è riuscita ad innescare in me profonde riflessioni e nuovi punti di vista. Oggi vi parlo del nuovissimo romanzo “Il sonno dei gatti” e della sua sensibilissima autrice Vanessa Criconia.

Vanessa vive e lavora a Padova come educatrice. Ha collaborato con i Servizi Sociali, l’Ufficio Affidi e il settore Servizi Scolastici per realizzare progetti educativi volti al sostegno di famiglie in situazioni di forte disagio sociale.

Scheda Tecnica

  • Titolo: Il sonno dei gatti
  • Autore: Vanessa Criconia
  • Editore:‎ Fondazione Mario Luzi
  • Data pubblicazione: 18 novembre 2021
  • Genere: Narrativa contemporanea
  • Copertina flessibile: ‎208 pagine
  • Cartaceo: 20,90 euro

Trama

L’autrice ci offre una visione filtrata attraverso la tenue luce femminile, un perimetro umano entro il quale trova spazio la sensibilità delle donne. Il centro della questione permane sempre la persona umana nella sua interezza, al di là della contesa di genere oggi particolarmente in auge. Scrive l’autrice: “Essere o meno depressa non era la questione. La domanda era: sarei riuscita ad accorgermi dei momenti di felicità? Anch’io avevo ricevuto doni dalla vita, i tramonti e le giornate di sole, ma sulla bilancia pesava più il grigiore. Sfioriamo la felicità e non la possediamo. È così che Creatore si fa cercare, senza svelarsi totalmente, perché la ricerca è un viaggio”. (Mattia Leombruno, Presidente Fondazione Mario Luzi – marioluzi.it)

Recensione

DALLA PREFAZIONE DI MATTIA LEOMBRUNO

Vanessa Criconia è scrittrice appassionata particolarmente vicina e interessata alla grande questione umana, alle componenti psichiche ed emotive che muovono la storia degli uomini e le loro vite individuali.
Nei suoi scritti, e anche in questo romanzo, l’autrice ci offre una visione filtrata attraverso la tenue luce femminile, un perimetro umano entro il quale trova spazio la sensibilità delle donne. Ma ciò non deve affatto trarci in inganno giacché il centro della questione permane sempre la persona umana nella sua interezza, al di là della contesa di genere oggi particolarmente in auge. [..]
L’autrice, così vicina e sensibile rispetto alle ragioni profonde della vita, alla fragilità umana, senza atteggiamenti di parte, affronta in questo romanzo uno dei grandi temi delle epoche moderne, il malessere silente della depressione e ciò si collega a una serie di dinamiche della società attuale: la perdita di un lavoro e un lutto sconcertante.

E vivo

Ho
nelle vene inchiostro,
nei piedi danze tribali,
nella mente pugnali contro le tempie.
E scrivo.

Cara Vanessa,
fin dalle primissime righe del romanzo sono riuscita ad entrare in forte empatia con la protagonista, Anna.
Il suo male di vivere, la sua sofferenza, il lamento acuto del suo malcelato dolore è giunto immediatamente alle mie tempie e mi ha, inizialmente, rattristata.

Dalle persiane entravano raggi di luce tra le fessure chiuse male. Mi davano fastidio. Volevo il buio totale. Non mi sentivo bene, il mio corpo mi sembrava sull’orlo della rottura e presi il termometro per capire se avessi la febbre. 35 gradi centigradi. Un anatomopatologo avrebbe detto che ero morta da più di un’ora. Chiusi gli occhi. Mi svegliai ancora, guardai il cellulare. Era mezzogiorno oramai. Ma non avevo voglia di spostarmi da quel cuscino. Non avevo voglia di fare niente, non volevo sentirmi obbligata ad avere cura di quel corpo, di quella casa, non volevo occuparmi di niente e di nessuno. Avevo appena la forza sufficiente per respirare. Pensavo se questo basta per definirsi vivi allora non sono ancora morta. Chiusi gli occhi.

Mi sono subito chiesta come sarebbe riuscita la mia amata Vanessa a tirare fuori da quello stato di torpore la povera Anna.
La storia sarebbe riuscita ad avere un lieto fine?
E adesso che sono giunta alla fine ho compreso da me che un lieto fine non deve per forza esserci.

La felicità non può esserci sempre, si tratta di piccoli attimi, sussurri di emozioni, diapositive di un airone che si proiettano ansiose sullo sfondo di una città al crepuscolo.
Forse ho raggiunto quello stato di beatitudine che si può trovare anche nel “sonno dei gatti” quando la coda disegna sul corpo ricurvo un cerchio perfetto.
È ciò che più assomiglia alla pace sulla terra degli uomini.

E così, come apprendo dalla tua nota biografica, in questo secondo romanzo di formazione, la tristezza viene demolita e sviscerata trasmettendo l’idea che non meriti mai un ruolo da protagonista.
Vengono abolite le etichette perché il romanzo racconta frammenti di vita delle persone e non dei “depressi”.
Parla di una storia uguale a tante altre per offrire un’eroina come esempio della vita che prevale sulla depressione, un’icona di donna fragile che vince proprio perché lotta.

Grazie, davvero di cuore, Vanessa Criconia, perché attraverso questo tuo nuovo lavoro riuscirai senz’altro ad aiutare e a portare un supporto a tutti coloro i quali stanno affrontando un momento molto complesso per la loro sfera emotiva come può succedere quando si perde il senso della vita e l’interesse per la quotidianità e il dolore affligge continuamente la mente… e finisce per contaminare inesorabilmente anche il corpo.
Perché mente e corpo sono fortemente connessi e la loro salute è direttamente proporzionale.

“Quando ci comportiamo come se stessimo bene, quando con il nostro corpo facciamo le cose che fa un corpo sano, anche la mente lo segue.
Si convince che sta bene.
È una specie di psicoterapia al contrario che parte dal corpo per arrivare al cervello.
In fondo io non credo che vi si possa ammalare solo nei pensieri.
Se sei triste, tutto il tuo essere è triste, il tuo cuore, i tuoi reni, i tuoi muscoli e i tendini.

Mi sento di affermare con convinzione che “Il sonno dei gatti” è un romanzo che ci permette di imparare la resilienza.
Un percorso emozionale dove ricavare delle preziosissime “istruzioni” in caso di necessità.

“Accarezziamo un gatto,
mangiamo una pizza,
balliamo, sorridiamo, abbracciamo, corriamo,
ascoltiamo una melodia e infine
sfioriamo la felicità e non la possediamo, no,
perché possederla
significherebbe perdere la gioia di cercarla.”

Uno strumento di sostegno per chi è precipitato nel profondo abisso delle depressione in modo da poterla affrontare in maniera attiva e consapevole.

A tutti quelli che la tristezza vuol dominare con tirannia
ma che si oppongono al suo trono con coraggio.
A tutti coloro che la montagna guarda con dolcezza.
A chi ama con forza la vita e che nel dare riempie il proprio scrigno di ricchezze.
A te che parli agli animali e non resti mai senza risposta.

La rubrica Review Diary è uno spin-off del libro Una nature lover in lockdown e nasce dal desiderio di dar seguito alle pagine del mio libro-diario, che calorosamente tutti i miei lettori mi hanno richiesto.
Salvina Cimino

Carissimi lettori e carissime lettrici, è con grande orgoglio che torno a parlarvi di un’autrice che ho avuto il piacere di conoscere e apprezzare grazie al suo primo romanzo “Il filo di porpora”, un’opera che è riuscita ad innescare in me profonde riflessioni e nuovi punti di vista. Oggi vi parlo del nuovissimo romanzo “Il… Continua a leggere Recensione – Il sonno dei gatti – Vanessa Criconia

Recensione – Villàurea Signura quasi Himera – Vincenzo Ognibene

26 Febbraio 2022

Abbiamo bisogno di contadini,
di poeti, di gente che sa fare il pane,
che ama gli alberi e riconosce il vento.
[Franco Arminio]

Scheda Tecnica

  • Titolo: Villàurea Signura quasi Himera
  • Autore: Vincenzo Ognibene
  • Casa editrice: Coppola Editore
  • Data pubblicazione: 2011
  • Copertina: flessibile
  • Genere: Poesia
  • Cartaceo: € 9,00

Trama

Domenica scorsa ho deciso di fermare il tempo… si, avete capito bene! Fermare il tempo!!!
Anzi vi dirò di più… non solo ci sono riuscita, ma addirittura ho compiuto un viaggio.
Dove? Indietro nel tempo, fino ad approdare agli inizi del secolo scorso.
Come ho fatto?

Beh… è bastato poco. Mi è bastato raggiungere un luogo fascinoso e pieno di suggestioni che si trova a due passi da casa mia. A pochi chilometri da Cerda, in provincia di Palermo.
Un borgo in aperta campagna che per me rappresenta uno di quei luoghi dell’anima… perché da lì  parte la mia discendenza. Lì sono vissuti i miei avi.
Porto con me il libro del caro amico e poeta Vincenzo Ognibene, che in quel luogo ha trascorso la sua primissima infanzia, proprio accanto a mio padre. Insieme hanno condiviso giochi e stenti, lavoro e marachelle.

Scorci di pura civiltà contadina.
Scorci di ciò che “non tornerà mai più”.
Per fortuna abbiamo i libri… e per fortuna abbiamo la poesia che riesce a fare da specchio alle emozioni vissute in un tempo che non  esiste più.

Ririèvanu senz’aviri nenti
favi, ciciri e mmiènnuli caliati
nnê vattìi e nnê matrimùoni:
pinzati pp’u zzu Vàrtulu.
Sunnu ccà na sti quattru petri
ca dunnu vuci ô me cuntu.
Vuògghiu isari mura
pp’u mumièntu lùongu
ddà nnâ strata ca fu
ncùontru dû furmientu.

Ridevano senza avere niente
fave, ceci e mandorle abbrustolite
nei battesimi e nei matrimoni:
pensate per lo zio Bartolo.
Sono queste quattro pietre
che danno voce al mio racconto.
Voglio costruire
un museo della memoria
là dove la strada è stata
l’incontro del frumento.

Vincenzo Ognibene porta nel cuore quei luoghi e tutte le atmosfere che sono impresse nella sua anima di bambino. Un abitante di Villàurea che precocemente ha lasciato quei paesaggi.
Ricordiamoci Pessoa: Eterni viandanti di noi stessi, non esiste altro paesaggio se non quello che siamo.
È la nostra identità e non possiamo negarla. Noi apparteniamo alla ormai tramontata cultura contadina.
E abbiamo il dovere di proteggerne la memoria.
E il modo più sensato è quello di proteggere i luoghi dove scene di vita quotidiana si sono susseguiti un secolo dopo l’altro.

Marunii
di dda ncapu àuti scinnèvanu
ppî viola mànnira d’armala
fini ô chiami da Signura.
E di Gibbilimanna veni frati Annunziatu cu visazzi d’alona
supra u mulu
p’arricampari furmientu ppi l’aria
di viddana ppi cànciu dû çiauru di na sarda e tri olivuzzi.
Iò picciriddu.

Madonie di là sopra alte scendevano per viottoli mandrie di animali fino al piano di Villàurea e da Gibilmanna viene frate Annunziato con grandi saccocce d’alona sopra il mulo per fare la questua del grano nelle aie dei contadini in cambio del profumo di una sarda salata e tre olive.
Io bambino.

Scene suggestive e commoventi che l’abile penna di Ognibene ha narrato attraverso queste semplici, chiare e sincere poesie in dialetto siciliano.
Tanta povertà in quei luoghi, ma altrettanto rispetto… per qualsiasi forma di essere vivente e non…
per le pietre, per gli alberi, per gli animali…

Nerina
canuzza nica
trippìa mmenzu a vigna.
Unni ti nn’isti.

Nerina, piccola cagnolina
balli in mezzo alla vigna.
Dove te ne sei andata.

Ogni verso porta con se una delicata nostalgia… ma costante e profondamente radicata.

DALLA PREFAZIONE DI GIOVANNI RUFFINO

“Negli anni cruciali tra la fine del ‘900 e il terzo millennio, un uomo colto e gentile, che ha ormai trascorso la giovinezza, pittore raffinato, con alle spalle una sincera militanza politica a sinistra, amico fraterno di Giuseppe Battaglia, prende carta e penna e scrive versi sotto dettatura di se medesimo bambino, poi ragazzo, poi uomo ormai maturo.”

Unni arriscireva un arristò cchiù nnenti.
Scumpareru i vavaluci dâ Signura
e puru i cristiani e i muli.

Dove frugavo non è rimasto più niente.
Sono scomparse le lumache a Villaurea e pure gli uomini e i muli.

Non mi resta che ringraziarti carissimo Vincenzo Ognibene per quest’opera, per aver condiviso con noi le tue emozioni più profonde,  per avermi portata indietro nel tempo alla scoperta dei luoghi che mi hanno fatta sentire più vicina ai miei ascendenti. È stato come ricevere un bacio e una carezza affettuosa da chi mi ha preceduta in questa meravigliosa terra.

Prima di chiudere sento la necessità di fare un appunto dopo aver appurato lo stato di incuria di Villaurea e soprattutto delle condizioni in cui si trovano le strade per raggiungerla.
Ho avuto modo di parlare con i pochi abitanti del luogo e ho altresì constatato la loro amarezza per il fatto di essere così tralasciati e abbandonati a loro  stessi per le condizioni disastrose in cui versa quel borgo e quel paesaggio.

Al di là delle varie scuole di pensiero sulle quali non mi voglio soffermare, lungi da me il voler fare polemica, desidero comunque riportare la definizione della Convenzione europea del paesaggio che lo qualifica come “una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni.”
Resta inteso che ciò che conta è la sua tutela e la sua valorizzazione perché trattasi di un bene unico e prezioso, dal valore inestimabile.

Scrigno del passato e custode della storia.

La rubrica Review Diary è uno spin-off del libro Una nature lover in lockdown e nasce dal desiderio di dar seguito alle pagine del mio libro-diario, che calorosamente tutti i miei lettori mi hanno richiesto.
Salvina Cimino

26 Febbraio 2022 Abbiamo bisogno di contadini,di poeti, di gente che sa fare il pane,che ama gli alberi e riconosce il vento.[Franco Arminio] Scheda Tecnica Titolo: Villàurea Signura quasi HimeraAutore: Vincenzo OgnibeneCasa editrice: Coppola EditoreData pubblicazione: 2011Copertina: flessibileGenere: PoesiaCartaceo: € 9,00 Trama Domenica scorsa ho deciso di fermare il tempo… si, avete capito bene! Fermare… Continua a leggere Recensione – Villàurea Signura quasi Himera – Vincenzo Ognibene

Recensione – Cenerentola indossava le Diadora – Rosalba Costanza

24 Dicembre 2021

“Solo io posso giudicarmi. Io so il mio passato, io so il motivo delle mie scelte, io so quello che ho dentro. Io so quanto ho sofferto, io so quanto posso essere forte e fragile, io e nessun altro.”
[Oscar Wilde]

Scheda Tecnica

  • Titolo: Cenerentola indossava le Diadora
  • Autore: Rosalba Costanza
  • Editore: ‎Scatole Parlanti
  • Data pubblicazione: 22 ottobre 2021
  • Genere: Narrativa Contemporanea
  • Copertina flessibile:‎ 116 pagine
  • Cartaceo: 13,00 euro su amazon a 12,35 euro

Trama

“Cenerentola indossava le Diadora” è il rocambolesco flusso di coscienza di una donna ironica e al contempo spietata, una disillusa quarantenne che raccontandosi rivela al lettore di aver imparato a gestire relazioni e situazioni paradossali, e anche a non prendersi troppo sul serio. Così, sempre con le Diadora ai piedi, la protagonista di questo peculiare testo fornisce una nuova chiave di lettura, a tratti cinica e provocatoria, sull’amore e la vita, mettendo a nudo vizi, difetti e perdonabili leggerezze, sia del complesso universo maschile che di quello femminile.

Recensione

Cari lettori e care lettrici, tempo di Natale… tempo di favole… tempo cosparso di magia. Elementi essenziali per onorare queste festività natalizie e per potervi augurare un Natale sereno, felice e magari, magari pieno zeppo di magia proprio come succede nelle favole. E vi assicuro, non è impossibile! Solo se tutto ciò lo facciamo dipendere da noi stessi. Perché se il lieto fine non c’è quasi mai allora regaliamoci un uovo inizio.

C’era una volta…iniziano tutte così le favole. Si raccontano ai bambini così come alle bambine per lasciar intendere una morale e ricavarne un’insegnamento.
Ma… siamo sicuri che i mezzi utilizzati siano quelli giusti per raggiungere il tanto agognato lieto fine?
Mezzi che spesso sono oggetti magici oppure oggetti fuori dal comune come la scarpetta di cristallo di Cenerentola?

“Cenerentola non ci siamo! Io non ci sto e lo scrivo, qui e adesso. La tua fiaba mi ha stancato, annoiato, tediato, stufato. Generazioni di bambine cresciute con il mito di un ridicolo uomo in calzamaglia chiedono giustizia e pretendono verità.”

A suscitare in me questa domanda tanto semplice quanto astrusa è stata Rosalba Costanza con il suo secondo lavoro dal titolo “Cenerentola indossava le Diadora” edito da Scatole Parlanti.
È tosto il titolo!
Rompe tutti gli schemi. Propone una nuova e inaspettata prospettiva, un nuovo modo di vedere le cose.
E pensate un po’… tutto questo è narrato in chiave tragi-comica con eventi estremamente significativi  che si evolvono in modo leggero e ironico. Rosalba dolcemente, brillantemente e con tanto di autoironia si ribella all’imposizione di dover forzatamente indossare una scarpetta di cristallo e decide di indossare le Diadora, che nel contesto di questo intrigante flusso di coscienza assumono un significato ben preciso. 

Siamo in presenza di una Cenerentola Alternativa che non ha bisogno di carrozze, cavalli bianchi e abiti principeschi per trovare un principe che la salvi.
Assolutamente no!
Ciascuno di noi si salva da solo. E questo non vuol dire non sentire il bisogno degli altri bensì auto realizzarsi per donare il meglio di se agli altri. È la visione di una donna piena di gioia per la vita, seppur, ogni tanto questa vita le ha lanciato qualche incantesimo subdolo e nocivo.
Ma questo non vuol dire rinunciare ad un lieto fine se solo comprendiamo fino in fondo e riusciamo ad individuare l’oggetto magico che fa per noi.

Grazie Rosalba Costanza per questo “favoloso” e ben curato viaggio introspettivo. Grazie per tutti i sorrisi che ho lasciato tra le pagine del libro e grazie per la tua immensa generosità nel voler raccontare apertamente aneddoti sulla tua vita con l’intento di dimostrare che attraverso l’amore la passione, il coraggio e la determinazione si riesce a tirare fuori anche il sogno più nascosto che giace nel nostro cassetto.

Io, per imitare la tua spettacolare autoironia, cara Rosalba Costanza, per oggi, presa da un attimo di confusione su quali scarpe indossare, resto scalza. E poi ti farò sapere quale lieto fine avrà la mia favola.
Un mondo di affettuosi auguri!

La rubrica Review Diary è uno spin-off del libro Una nature lover in lockdown e nasce dal desiderio di dar seguito alle pagine del mio libro-diario, che calorosamente tutti i miei lettori mi hanno richiesto.
Salvina Cimino

24 Dicembre 2021 “Solo io posso giudicarmi. Io so il mio passato, io so il motivo delle mie scelte, io so quello che ho dentro. Io so quanto ho sofferto, io so quanto posso essere forte e fragile, io e nessun altro.”[Oscar Wilde] Scheda Tecnica Titolo: Cenerentola indossava le DiadoraAutore: Rosalba CostanzaEditore: ‎Scatole Parlanti Data… Continua a leggere Recensione – Cenerentola indossava le Diadora – Rosalba Costanza

Recensione – Paolo Borsellino. I giorni della paura e del coraggio – Fabio Lo Bono

Scheda Tecnica

  • Titolo: Paolo Borsellino. I giorni della paura e del coraggio 
  • Autore: Fabio Lo Bono
  • Illustratore: Alotta E.
  • Editore:‎ Lo Bono 
  • Data pubblicazione: novembre 2021
  • Genere: Graphic Novel 
  • Copertina flessibile:‎ 112 pagine
  • Prezzo: € 10.00

Trama

Un graphic novel dedicato a un simbolo assoluto dell’antimafia: Paolo Borsellino. Nel libro Fabio Lo Bono racconta gli ultimi cinquantasette giorni di vita del magistrato, dell’uomo, del marito e del padre Paolo Borsellino. “Un uomo solo, lasciato al suo triste destino contro nemici invisibili e in lotta contro un tempo troppo breve per completare un percorso tracciato di ricerca, verità e giustizia – scrive l’autore – un magistrato che assieme all’amico Giovanni Falcone aveva preso coscienza della forza dirompente che Cosa Nostra esercitava sulla Sicilia e sulla Nazione intera.

Recensione

Certe strade sanno parlare, evocare, trasfondere… instillando, goccia a goccia, sentimenti ed emozioni in maniera così dolce e penetrante da raggiungere il punto più profondo dell’animo umano.
Ed è per questo che in una splendida e soleggiata domenica d’autunno, come spesso la mia Palermo sa donare, mi sono recata in Via D’Amelio.

In una mano il libro di Fabio Lo Bono dedicato a Paolo Borsellino e nell’altra una rosa bianca ornata da un nastro tricolore per omaggiare la memoria del grande eroe quale è il nostro compianto giudice Paolo Borsellino ucciso dalla mafia  il 19 luglio 1992, insieme ai cinque agenti della sua scorta: Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Agostino Catalano e Claudio Traina.
Erano le 16.58 quando in Via D’Amelio si scatenò l’inferno a causa dell’esplosione di una Fiat 126 rubata che al suo interno conteneva circa 90 kg di esplosivo, posteggiata all’altezza del civico 21 dove abitavano la mamma e la sorella del giudice e presso le quali si era recato in visita.

Un boato fortissimo, le fiamme che divamparono immediatamente e in un attimo sei persone scomparirono per sempre. 
I loro corpi trucidati. 
Le famiglie distrutte. 
L’Italia era nuovamente sconvolta. 
Solo 57 giorni prima si era consumata la Strage di Capaci.
Palermo si ritrovava a vivere una scena di dolore devastante e l’intera nazione ripiombava impotente nello sgomento di fronte ad una scena in cui si consumava un atto vile ed efferato. Le terribili ferite che ha procurato, ancora oggi, sono  aperte e per accorgersene basta rimanere per qualche minuto in Via D’Amelio e incrociare gli sguardi della gente.

Nella buca lasciata dall’esplosione, un anno dopo, per iniziativa di Maria Pia Lepanto, mamma del giudice Borsellino, fu piantato un ulivo proveniente da Betlemme, simbolo di rigenerazione, di solidarietà, d’impegno civile e di giustizia: l’Albero della Pace.

Ho provato emozioni profonde e contrastanti intrattenendomi in quel luogo della memoria, sostando proprio sotto l’Albero della Pace e tentando di vivere il momento drammatico dell’attentato… 
Ho riscontrato e percepito un magnetismo particolare e la prima parola che in quel frangente mi rimbombava nella testa è stata “coraggio”.
Sì proprio questa parola astratta ma che racchiude in se il senso di massima forza della natura.
Via D’Amelio è intrisa da questo sentimento che è l’apice di qualsiasi ambizione umana ed è soprattutto questo che viene evidenziato ai molti ragazzi che vanno a rendere omaggio in quel luogo: l’eccezionale coraggio fisico e morale dimostrato dal giudice Borsellino.

A pensarla come me, sulla Via D’Amelio, Michele La Tona, un uomo di teatro e per il teatro che, spinto dal desiderio di dar luce a quella strada, non si lasciò sfuggire l’occasione di una rappresentazione teatrale per la regia di Giorgio Strehler dal titolo “Madre  coraggio di Sarajevo” proprio in Via D’Amelio.

Una scelta per niente casuale: “E’ la cultura che si ribella alla burocrazia. Questo non è uno spettacolo. È un simbolo! La scelta di via D’Amelio come scenario naturale – affermó entusiasta Strehler – servirà a far capire che la guerra è il fallimento dell’umano”. Anche per questo motivo il testo di Brecht sarà portato dallo stesso Strehler nella martoriata città bosniaca. 

Ringrazio dal profondo del cuore Fabio Lo Bono, giornalista, storico e responsabile del Museo Civico di Termini Imerese nonché l’autore del libro “Paolo Borsellino. I giorni della paura e del coraggio” edito da Lo Bono Editore.
La lettura di questo libro, tra l’altro presentato in maniera molto particolare mi ha dato la spinta definitiva a non rimandare più la visita in via D’Amelio.
Il libro è un curatissimo graphic novel con la prefazione di Lucia Borsellino, i disegni di Emanuele Alotta e la grafica di Dario Lo Bono che attraverso la rappresentazione di numerose scene narra, con minuzia di particolari, gli ultimi 57 giorni di vita del giudice Paolo Borsellino. I 57 giorni compresi tra la Strage di Capaci e la Strage di via D’Amelio che poi lo vide perire. La narrazione condensa in maniera toccante e incisiva i sentimenti provati dal giudice in quel doloroso frangente, in cui fortemente provato dalla perdita dell’amico Giovanni Falcone faceva i conti con la sua esistenza che egli stesso sentiva sfuggirsi dalle mani giorno dopo giorno.
La sua fu una morte preannunciata e lui lo sapeva benissimo. Eppure continuò, in totale solitudine, il duro lavoro iniziato con il collega.

Con grande sorpresa, sfogliando le pagine del libro, mi sono ritrovata tra le mani un graphic novel, cosa che ha suscitato in me grande approvazione perché ritengo che questo genere, oltre a risultare molto coinvolgente grazie all’utilizzo di particolari tecniche di rappresentazioni visive, sia uno strumento didattico prezioso per somministrare ai più giovani argomenti che trattano temi molto gravi, che richiedono una certa cautela nella loro trattazione. 

Quindi complimenti sinceri a Fabio Lo Bono che con questo ed altri suoi pregevoli lavori dimostra il forte attaccamento per la nostra terra di Sicilia spendendosi spassionatamente in numerosi progetti che ne esaltano e ne valorizzano la sconfinata bellezza.

La rubrica Review Diary è uno spin-off del libro Una nature lover in lockdown e nasce dal desiderio di dar seguito alle pagine del mio libro-diario, che calorosamente tutti i miei lettori mi hanno richiesto.
Salvina Cimino

Scheda Tecnica Titolo: Paolo Borsellino. I giorni della paura e del coraggio Autore: Fabio Lo BonoIllustratore: Alotta E.Editore:‎ Lo Bono Data pubblicazione: novembre 2021Genere: Graphic Novel Copertina flessibile:‎ 112 paginePrezzo: € 10.00 Trama Un graphic novel dedicato a un simbolo assoluto dell’antimafia: Paolo Borsellino. Nel libro Fabio Lo Bono racconta gli ultimi cinquantasette giorni di vita del magistrato, dell’uomo,… Continua a leggere Recensione – Paolo Borsellino. I giorni della paura e del coraggio – Fabio Lo Bono

Recensione – Il filo di porpora – Vanessa Criconia

12 Ottobre 2021

𝙉𝙤𝙣 𝙨𝙚𝙧𝙫𝙚 𝙛𝙖𝙧𝙚 𝙥𝙖𝙘𝙚 𝙘𝙤𝙣 𝙪𝙣𝙖 𝙘𝙖𝙧𝙚𝙯𝙯𝙖, 𝙨𝙚 𝙥𝙤𝙞 𝙙𝙚𝙫𝙞 𝙙𝙞𝙫𝙚𝙣𝙩𝙖𝙧𝙚 𝙙𝙞 𝙣𝙪𝙤𝙫𝙤 𝙪𝙣 𝙜𝙞𝙤𝙘𝙖𝙩𝙩𝙤𝙡𝙤 𝙧𝙤𝙩𝙩𝙤.
[FABRIZIO CARAMAGNA]

Scheda Tecnica

  • Titolo: Il filo di porpora
  • Autore: Vanessa Criconia
  • Editore:‎ Leonida
  • Data pubblicazione: 1 settembre 2017
  • Genere: Narrativa 
  • Copertina flessibile:‎ 144 pagine
  • Copertina flessibile: 12,35 euro

Trama

Quando nasciamo veniamo accolti… e chi ci accoglie per primo è l’affetto di una donna. Quella stessa donna che ci ha portato con sé ora si separa da noi e ci rende individui ma rimane ancora così vicino da non farci sentire che siamo due. E siamo ancora completamente dipendenti e quella dipendenza ci serve ed è la sola al mondo che ci farà bene nella vita. Cosa succede se non c’è accoglienza? Cosa capita in natura se questo immenso compito materno non viene portato a termine? Se non c’è nessuno ad aspettare, a riscaldare, a dare attenzione, cosa si spezzerà?

Recensione

Ho finito di leggere il libro che vi sto per presentare mentre me ne stavo seduta in riva al mare, in un tiepido pomeriggio di fine settembre e vi posso assicurare che le righe di questa tenera storia facevano lo stesso rumore delle onde che, dispiaciute, si agitavano nella loro solitudine autunnale.

Si tratta del primo romanzo di 𝑽𝒂𝒏𝒆𝒔𝒔𝒂 𝑪𝒓𝒊𝒄𝒐𝒏𝒊𝒂 dal titolo 𝐈𝐋 𝐅𝐈𝐋𝐎 𝐃𝐈 𝐏𝐎𝐑𝐏𝐎𝐑𝐀 (Leonida Edizioni) con la prefazione di Ines Testoni.
Questo libro, attraverso una scrittura piuttosto delicata ed elegante, affronta uno tra i problemi più ostici e drammatici della società attuale, difficile da redimere, in considerazione dei numeri che, puntualmente, ogni giorno, troviamo sui giornali. Si tratta dell’annoso problema della violenza di genere.

Leggendo questo meraviglioso romanzo, e per rispondere alla domanda posta nella trama, ho scoperto cosa si scatena in chi, come Cristina, la protagonista, non ha ricevuto la giusta dose d’amore durante il primo periodo della sua vita. Cristina cerca un riscatto affettivo che manifesta attraverso un attaccamento morboso verso le amicizie che intesse durante il suo cammino. Una su tutte, quella verso Sofia che purtroppo risulta essere vittima di violenza domestica, fisica e psicologica, perpetrata nei suoi confronti dal marito.

𝑵𝒐𝒏 𝒉𝒐 𝒍𝒂𝒔𝒄𝒊𝒂𝒕𝒐 𝒂𝒏𝒅𝒂𝒓𝒆 𝒒𝒖𝒆𝒍 𝒑𝒆𝒏𝒔𝒊𝒆𝒓𝒐 𝒎𝒂𝒈𝒊𝒄𝒐 𝒄𝒉𝒆 𝒇𝒂 𝒄𝒓𝒆𝒅𝒆𝒓𝒆 𝒂𝒊 𝒃𝒂𝒎𝒃𝒊𝒏𝒊 𝒅𝒊 𝒆𝒔𝒔𝒆𝒓𝒆 𝒊𝒏𝒔𝒆𝒈𝒖𝒊𝒕𝒊 𝒅𝒂𝒍𝒍𝒂 𝒍𝒖𝒏𝒂 𝒐 𝒅𝒊 𝒑𝒐𝒕𝒆𝒓 𝒑𝒂𝒓𝒍𝒂𝒓𝒆 𝒂𝒍𝒍𝒆 𝒎𝒐𝒏𝒕𝒂𝒈𝒏𝒆. 𝑰𝒐 𝒆̀ 𝒒𝒖𝒆𝒔𝒕𝒐 𝒒𝒖𝒆𝒍𝒍𝒐 𝒄𝒉𝒆 𝒗𝒐𝒈𝒍𝒊𝒐. 𝑴𝒂𝒈𝒊𝒂 𝒑𝒆𝒓 𝒕𝒖𝒕𝒕𝒂 𝒍𝒂 𝒗𝒊𝒕𝒂. 𝑻𝒐𝒄𝒄𝒂𝒓𝒆 𝒍’𝒂𝒓𝒊𝒂, 𝒑𝒂𝒓𝒍𝒂𝒓𝒆 𝒄𝒐𝒏 𝒍𝒆 𝒔𝒕𝒆𝒍𝒍𝒆, 𝒔𝒕𝒖𝒑𝒊𝒓𝒎𝒊 𝒅𝒊 𝒖𝒏 𝒇𝒊𝒐𝒓𝒆, 𝒔𝒆𝒈𝒖𝒊𝒓𝒆 𝒊𝒍 𝒗𝒐𝒍𝒐 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒆 𝒇𝒂𝒓𝒇𝒂𝒍𝒍𝒆.

Cristina sente l’incontenibile bisogno di aiutare Sofia e insieme a lei la sua bambina, ad uscire dalla terribile realtà in cui sono drammaticamente piombate.

Attraverso Cristina, che cerca disperatamente se stessa nelle altre donne, noi, lettori e lettrici, riusciamo a metterci nei panni di chi, come Sofia, subisce la violenza, rendendoci conto che, come sottolinea la Testoni nella prefazione, nel mondo femminile non c’è molta coesione e che se le donne si unissero sarebbe molto più semplice combattere contro gli stereotipi di una società che ancora non si concede di lasciarsi andare al cambiamento.

L’autrice attraverso questo bellissimo libro, che a tratti si fa diario, induce a molteplici riflessioni e lo fa coinvolgendo nel suo racconto parecchie figure, sia femminili che maschili, ciascuna con un ruolo importante che va a sottolineare la necessità, per entrambe i sessi, di combattere con la stessa intensità contro ogni forma di dipendenza, perché la dipendenza è un mostro duro da sconfiggere. La dipendenza non guarda in faccia nessuno!

𝑳𝒂 𝒗𝒊𝒕𝒂 𝒑𝒓𝒆𝒑𝒂𝒓𝒂 𝒔𝒆𝒎𝒑𝒓𝒆 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒆 𝒑𝒓𝒐𝒗𝒆 𝒑𝒆𝒓 𝒇𝒂𝒓𝒄𝒊 𝒄𝒂𝒑𝒊𝒓𝒆 𝒄𝒉𝒆 𝒆̀ 𝒍𝒆𝒊 𝒂 𝒄𝒐𝒎𝒂𝒏𝒅𝒂𝒓𝒆, 𝒂𝒇𝒇𝒓𝒐𝒏𝒕𝒂𝒓𝒍𝒆 𝒆̀ 𝒂𝒇𝒇𝒆𝒓𝒎𝒂𝒓𝒆 𝒄𝒐𝒏 𝒅𝒆𝒕𝒆𝒓𝒎𝒊𝒏𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒄𝒉𝒆 𝒔𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒇𝒂𝒕𝒕𝒊 𝒅𝒊 𝒄𝒂𝒓𝒏𝒆 𝒆 𝒔𝒐𝒈𝒏𝒊, 𝒅𝒊 𝒍𝒊𝒗𝒊𝒅𝒊 𝒆 𝒈𝒖𝒂𝒓𝒊𝒈𝒊𝒐𝒏𝒆.

Vanessa Criconia porta avanti il suo messaggio con l’intenzione di comunicare quanto sia devastante accettare abusi da qualcuno che ami e che i segni visibili, che sono lividi e cicatrici, sono solo una piccolissima parte del dolore che la violenza domestica è capace di provocare.
Attraverso il suo romanzo Vanessa, senza praticare nessuna forma di assistenzialismo e da educatrice, attiva e competente quale è, affronta questo terribile fenomeno e ritiene che per sradicarlo bisogna partire dalla base dell’educazione, impartendo ai bambini e alle bambine due principi cardine dell’autorealizzazione ovvero il rispetto degli altri e la stima di se.

Dopodiché sarà molto più semplice sfuggire a quelle dipendenze affettive che non fanno altro che sottrarre valore al nostro essere e imparando che l’amore ha e avrà sempre un limite che si chiama dignità. Perché il rispetto per se stessi ha un prezzo molto alto, che non ammette sconti, con cui saziare un amore che non riempie, ma che, bensì, ferisce e indebolisce.

Vanessa mette a disposizione le sue competenze in materia presentando il suo libro nella scuola primaria e collaborando, a Padova, con l’Assessorato per le Pari Opportunità affinché si continui a promuovere la tanto agognata parità di genere. Complimenti a questa giovane e promettente autrice che con la sua caparbietà porta avanti una missione nobile e necessaria e che attraverso un libro come IL FILO DI PORPORA riesce a farlo entrando in maniera discreta e delicata nelle storie della gente.

Tornerò sicuramente a parlarvi di Vanessa Criconia.

Promesso!

La rubrica Review Diary è uno spin-off del libro Una nature lover in lockdown e nasce dal desiderio di dar seguito alle pagine del mio libro-diario, che calorosamente tutti i miei lettori mi hanno richiesto.
Salvina Cimino

12 Ottobre 2021 𝙉𝙤𝙣 𝙨𝙚𝙧𝙫𝙚 𝙛𝙖𝙧𝙚 𝙥𝙖𝙘𝙚 𝙘𝙤𝙣 𝙪𝙣𝙖 𝙘𝙖𝙧𝙚𝙯𝙯𝙖, 𝙨𝙚 𝙥𝙤𝙞 𝙙𝙚𝙫𝙞 𝙙𝙞𝙫𝙚𝙣𝙩𝙖𝙧𝙚 𝙙𝙞 𝙣𝙪𝙤𝙫𝙤 𝙪𝙣 𝙜𝙞𝙤𝙘𝙖𝙩𝙩𝙤𝙡𝙤 𝙧𝙤𝙩𝙩𝙤.[FABRIZIO CARAMAGNA] Scheda Tecnica Titolo: Il filo di porporaAutore: Vanessa CriconiaEditore:‎ Leonida Data pubblicazione: 1 settembre 2017Genere: Narrativa Copertina flessibile:‎ 144 pagineCopertina flessibile: 12,35 euro Trama Quando nasciamo veniamo accolti... e chi ci accoglie per primo è l’affetto di una… Continua a leggere Recensione – Il filo di porpora – Vanessa Criconia